Arrivati sul lungomare di Agropoli si percepisce immediatamente la natura storica e la vocazione turistica di questo paese, di fronte a noi la “rupe”, il castello e il mare.
“E che cos’è quell’alta rupe che ci appare lastricata fino in cima da campicelli come da un’elegante geometria? E perché l’erba, quasi azzurra su quella rupe, trascolorisce irrequieta, come da un sottopelle di tatuaggio a una scorticatura smaltata? Ne vedrò più tardi l’altra anca, nuda e scabra: è la Punta d’Agropoli, e, come un canguro, sulla sua pancia, nascondendola al mare, porta la sua città: un’unica strada che le case fanno stretta, che bruscamente diventa quasi verticale, e ci offre una prospettiva di gente sparsa in moto.”
Così Giuseppe Ungaretti descrive Agropoli, nella terza parte del suo “Il deserto e dopo”, intitolata “Mezzogiorno” e dedicata in parte al Cilento, che egli visitò nella primavera del 1932.
Dove ho già visto queste cose? – si chiede il poeta, nato ad Alessandria d’Egitto: nell’erba quasi azzurra, nelle donne vestite di rosso, nella stradine strette trova qualcosa di familiare, e subito, consultata la guida, trova la risposta: questa costa fu assalita dagli Arabi nell’ottavo secolo; questo luogo fu una loro sede; e fu sempre meta della rabbia dei corsari…”
Quale descrizione migliore se non quella di un poeta? Estremamente poetica, infatti, è l’immagine della punta di Agropoli che, come la pancia di un canguro, porta la sua città nascondendola al mare, forse pochi sanno che in passato l’unica strada che portava al Castello e al centro storico era quella dei famosi “scaloni”.
Il Castello angioino-aragonese… un altro luogo storico-culturale che porta con sé riferimenti letterari importanti. Primo fra tutti la storia di Luisa Fortunata de Molina, conosciuta come La Sanfelice, in seguito al matrimonio con suo cugino Andrea Sanfelice della nobile famiglia dei duchi di Lauriano ed Agropoli. Siamo nella seconda metà del ‘700, i due sposi vengono ricordati come due ragazzi irrequieti e “spenderecci”:
“Due ragazzi: di poca testa l’uno e l’altra; lo sposo specialmente, sciocco, fatuo, vanaglorioso, fannullone, spendereccio; con pochi mezzi, essendo egli cadetto con assegno non largo, e avendo Luisa, figliola di un militare, recata scarsa dote.” (Benedetto Croce: Luisa Sanfelice e la congiura dei Baccher)
La storia della Sanfelice, ricordata oggi come un’eroina della Rivoluzione napoletana (1799), è stata raccontata anche nel celeberrimo romanzo di Dumas, considerato il suo capolavoro, intitolato appunto “La Sanfelice”. Scritto tra il 1863 e il 1865, il romanzo è rimasto inedito per oltre un secolo nella sua versione integrale, un appassionante racconto di storie d’amore, intrighi, guerre, sciagure e imprese di straordinari personaggi.
Legati alla figura della Sanfelice alcuni dipinti di noti artisti come Modesto Faustini, Eurisio Capocci, Gioacchino Toma…
Concludo con i riferimenti letterari ricordando l’ambientazione ad Agropoli di un’altra grande opera che l’autrice, Marguerite Yourcenar ci spiega così, il titolo del volume che raccoglie Anna soror…, Un uomo oscuro e Una bella mattina:
“… Strana condizione è quella dell’intera esistenza, in cui tutto fluisce come l’acqua che scorre, ma in cui, soli, i fatti che hanno contato, invece di depositarsi sul fondo, emergono alla superficie e raggiungono con noi il mare”
«Cinque giorni e cinque notti di una felicità violenta riempivano della loro eco e del loro riflesso tutti i recessi dell’eternità.»
Racconto giovanile di Marguerite Yourcenar, pubblicato per la prima volta nel 1935 (poi 1981, quindi in Italia in Come l’acqua che scorre, Einaudi 1983), è il lineare racconto di una lunga premessa, e di un’ancora più lunga propaggine, a un unico, luminoso evento che accade durante i vent’anni della protagonista Anna: i cinque giorni di relazione amorosa da lei intrecciati con il fratello Miguel. A rendere perturbante il racconto della Yourcenar è la sua struttura assolutamente perfetta che accompagna e riecheggia la duplicità di tutte le componenti della scrittura.
Insomma se venite ad Agropoli, non soffermatevi soltanto ad ammirare la bellezza del paesaggio ma addentratevi nelle viuzze del centro storico, visitate il castello angioino-aragonese pregno di storia, entrate nel museo Acropolis ad osservare i dipinti del Piranesi e di De Matteis, fate un salto nella storia e dalle torri del castello volgete lo sguardo verso il mare… una sensazione bellissima di “infinito” sono sicura che vi farà amare questo paese e non lo dimenticherete più.