Può essere realizzato un vero Parco Archeologico ad Agropoli? Se sì, in che modo e dove? E quali potrebbero essere i benefici di tale progetto per l’intero territorio?
Queste 3 importanti domande sono al centro della news di oggi e ne diamo risposta avvalendoci delle riflessioni di Ernesto Apicella, noto storico locale che per primo ha realizzato idealmente il progetto che anche noi sposiamo e ci auguriamo la sua attuazione.
Tutto nasce da una scoperta di rilevanza internazionale fatta nel comune di Agropoli quasi 40 anni fa. Torniamo indietro fino al 1982, anno in cui si accertò l’esistenza di due antichi villaggi sul promontorio di Agropoli, nei pressi del Castello Angioino-Aragonese.
I villaggi, uno Protostorico (XI-X secolo a.C.) e uno Greco (VII-VI secolo a.C.), furono al centro di lavori di scavo portati avanti nel corso della Primavera 1982 su suggerimento del Prof. Pietro Cantalupo e finanziati da un importo di dieci milioni proveniente dalla Regione.
La responsabile degli scavi, la Dott.ssa Fiammenghi, insieme ad operai e volontari, lavorò su un’area di 48mq scendendo fino a 4 metri di profondità.
Gli scavi consegnarono reperti di Età Greca Arcaica e Classica, tra cui terracotte architettoniche simili a quelle che decoravano il tetto del Tempio di Hera a Poseidonia, testine votive della Dea Athena, resti del “Teikos” straboniano dei coloni Sibariti (insediamento precedente alla fondazione di Poseidonia – Paestum).
Reperti che finivano per confermare l’esistenza del Tempio di Poseidone o di Athena eretto dai coloni Sibariti.
A quattro metri di profondità ci fu la scoperta più importante di tutte: dei resti, datati XI-X secolo a.C., provavano l’esistenza di un Villaggio Protostorico.
Vennero ritrovati i resti di una capanna, contenitori per vino e olio, servizi da mensa, un fornello per la cottura dei cibi, recipienti per la conservazione delle vivande e molto altro ancora.
Tutti questi reperti sono ora esposti presso il Museo Archeologico di Paestum.
Il terreno su cui vennero effettuati gli scavi, in un primo momento di proprietà privata, venne acquisito e posto sotto vincolo del MIBAC.
Sempre nella stessa area è possibile ritrovare un’altra testimonianza della storia locale. Nell’area orientale del castello ecco un uliveto secolare, curato e rispettato negli ultimi 200 anni e dall’ottobre 2018 riconosciuto come “Albero Monumentale”.
Rinvenimenti di carattere archeologico, un villaggio Protostorico, templi greci del VII secolo a.C., un Castello eretto dai bizantini in periodo Angioino-Aragonese, un centro storico del VI secolo d.C. e un ricco patrimonio naturalistico che effettivamente ci permettono di teorizzare la nascita di un vero “Parco Archeologico-Ambientale Acropolis”.
Il fulcro di tutto ciò potrebbe essere rappresentato da un Museo Civico, situato presso il Castello, in sinergia con il Parco Archeologico di Paestum.
Il Museo ospiterebbe un’esposizione permanente basata sui reperti archeologici rivenuti nell’area, le tombe lucane di Agropoli e Paestum, i corredi funebri.
Ampio spazio sarebbe dedicato alla sua polifunzionalità, con l’organizzazione di eventi, mostre ed esposizioni.
L’intero Museo, ipotizza e propone sempre Apicella, potrebbe essere dedicato ai “Gladiatori lucani”.
Questo perché, sulla base di ciò che ci raccontano le tombe lucane rinvenute ad Agropoli e Paestum, è possibile teorizzare come la nascita della figura del gladiatore sia avvenuta proprio nel nostro territorio.
Soltanto successivamente i romani importarono a Roma queste figure assimilando le tradizioni lucane.
Il territorio di Agropoli ad oggi può vantare una serie di ricchezze di carattere archeologico che consentirebbero fin da subito di sviluppare un progetto importante, ampio ed articolato.
Si valorizzerebbe l’intera città donando un ruolo ancora più centrale ed importante al centro storico.
La vicinanza del porto turistico e la stazione ferroviaria (a meno di 2 chilometri dal centro storico) favorirebbero l’arrivo in città di numerosi turisti attratti da un’offerta culturale, artistica ed archeologica di spessore.